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Rimini Rimini

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L’atteggiamento singolare e le immagini accattivanti sono proprie di una fotografa che “sta dietro”, sta molto dietro e nascosta a sbirciare dietro la siepe certe curiosità della luce sulle cabine o sulle barche, come fa il bambino guardando dal buco della serratura, trovando tutto più meraviglioso e magico.
La sua non è una fotografia che ci sbatte davanti il soggetto, ma piuttosto, grazie alle soglie che inserisce, una fotografia che stimola l’immaginazione.
Una fotografia che sta anche “oltre”, con molta leggerezza, eleganza e discrezione.
Il mare c’è ma non si vede, forse si sente solo un pò il rumore. Il soggetto non è nemmeno più tanto importante. L’importante è la luce abbagliante che lo travolge .
Con queste immagini furtive Monica dà vita a una sua fotografia giocosa, solare, come lei vede Rimini, lontana dai paesaggi morbidi o classici delle più svariate cartoline.

(Riccardo Varini – Fotografo)

Monica Baldi, giocando in casa, ha saputo cogliere, con la sua macchina fotografica, tutto quel complesso di cose effimere, necessarie e indispensabili, che possono trasformare quel brodo primordiale in una grande città, dove le necessità quotidiane del genere umano non vanno mai disgiunte da un sano edonismo di base.

(Emanuele Filini – Critico d’Arte)

 

 

E il mare in inverno è un po’ così, è immaginazione, è calma, è solitudine, è pensiero. Guardi il mare e i pensieri partono inesorabili nella nostra mente o semplicemente stai dietro, dietro le quinte, dietro alle cabine e lì immaginare cosa ci può essere al di là. Ma d’altronde la nostra vita è anche immaginazione, la nostra vita è anche sognare, quei sogni che ci vengono riproposti tutte le notti, come diceva il regista riminese. Le barche, una dietro all’altra, sono ferme nel porto, si lasciano cullare dalle onde aspettando che ritorni la bella stagione per poter uscire al largo. E così l’inverno sembra passare lento. Le panchine sul porto sembrano aspettare qualche pescatore. E poi ti capita di camminare sul lungomare dove puoi incontrare qualche vecchia insegna, una barchetta o il musetto di un delfino simpatico che ci indicano gli stabilimenti. Insomma il tempo per un attimo sembra fermarsi. Ma la quiete dura poco. Bisogna cogliere l’attimo per gustare questo clima di tranquillità. Il cielo è limpido, sembra quasi che il colore sia stato steso in modo uniforme, l’azzurro che si arriva a fondere con il blu più intenso in un netto contrasto con il turchese, il verde o il giallo delle cabine.

(Monica Baldi, presentazione del progetto)

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